Biancaneve e il Cacciatore

Biancaneve e il cacciatore è un adattamento dark fantasy della fiaba "Biancaneve e i sette nani"; questo progetto nasce dagli stessi produttori di Alice in Wonderland ma il regista ha un nome meno altisonante del ben noto Burton. Rupert Sanders infatti è esordiente alla regia di un lungometraggio ma, nonostante ciò, il suo scopo, dare un volto nuovo alla favola dei fratelli Grimm, è pienamente superato. La pellicola risulta essere infatti molto gotica, violenta e ricca d'azione.

L'operazione in effetti non è una novità, ultimamente infatti si è assistito ad una trasformazione dark di favole classiche. Gli ultimi esempi sono Cappuccetto rosso (sangue) e La bella e la bestia. Il film comunque sembra avere qualcosa in piu' di quest'ultimi esempi che ho citato (che non hanno avuto riscontri positivi sia da critica che di pubblico). Ciò che pero' non mi ha convinto pienamente è la prova offerta dagli attori, ad esclusione di Charlize Theron che mi è apparsa molto seducente, cattiva e diabolica. L'ex dio Thor, Chris Hemworth, e l'ex "Bella" di Twilight, Kristen Stewart, non convincono del tutto nei loro ruoli. Nonostante ciò i 127 minuti della pellicola scorrono in maniera piuttosto fluida e quindi ne consiglio la visione per chi piace il genere.

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Voto: 6
Alberto Bosio

I Colori della Passione

The Mill and the Cross, tradotto letteralmente Il Mulino e la Croce, presentato al Sundance 2011, passa in Italia con il titolo generico I Colori della Passione. Già un altro lungometraggio di qualche anno fa ha subito più o meno la stessa sorte: I Colori dell'Anima, dal titolo originale più sobrio (Modigliani). E io un po' ci speravo che questi colori della passione fossero simili a quelli dell'Anima di Amedeo, perché credo che quella sia una delle più belle storie d'amore passate sul grande schermo.

Purtroppo o per fortuna, siamo davanti (anzi dietro) a qualcosa di completamente diverso. Il film parla di un quadro, della sua nascita, degli intenti del pittore e della sua realizzazione. Ma non mostra le tribolazioni di Pieter Bruegel (detto anche il vecchio e interpretato dallo stagionato ma sempre in gamba Rutger Hauer), mostra più che altro come il pittore riesce a comporre in modo allegorico la realtà che lo circonda. Il film, in prevalenza muto, ritrae i personaggi principali che sono presenti ne La Salita al Calvario e lo fa in modo grottesco, proprio in linea con quell'arte fiamminga che ha così folgorato il regista. Ogni personaggio ha una storia ed entra a far parte del quadro generale man mano che il film si svolge. Se all'inizio lo spettatore è quasi stordito da scene che sembrano non avere nè capo nè coda, alla fine si riesce a capire la grandezza e la totalità di un'opera all'apparenza caotica.

Il quadro come oggetto di indagine, come sfondo (letteralmente) del film e come protagonista. I suoni e le parole diventano il contorno di un lungometraggio molto interessante. I dettagli sono studiati per bene, i movimenti di macchina anche, le luci, seppur eccessive, rendono perfettamente l'idea. Intendiamoci, il film non è perfetto e forse pecca di qualche ripetizione, ma il punto di vista è interessantissimo. La spiegazione del pittore coprotagonista lo rende accessibile un po' a tutti. L'ambientazione e la critica storica mettono la ciliegina sulla torta.

Gradevole proiezione che va al di là dell'esercizio tecnico, pur con qualche imperfezione e un po' di pesantezza, rimane un film interessante.

Voto: 7
Davide Mazzocchi

The Amazing Spiderman


Le possibilità che offre un reboot di un personaggio offre talmente tante possibilità che mancarle tutte è quasi prodigioso. Succede proprio in questo Spiderman, il cui motto potrebbe essere "tutto nuovo, niente di nuovo". Il regista, praticamente uno sconosciuto, giusto per stare nei ranghi e per non dare grossi scossoni alla media, crea un film che non aggiunge nulla al personaggio appiccicoso. Presenta un Peter Parker come un ragazzetto diciassettenne con qualche problemino sociale (che forse forse è la parte migliore del film, resa naturalmente in modo grottesco), che morso da un ragno acquisisce vari poteri e naturalmente grandi responsabilità. Citazione stagionatissima.

La rinascita di questo Uomo Ragno è tragica e tutta basata sul senso di colpa. La scena della morte dello zio Ben, unico personaggio riuscito con quella sua semplice schiettezza, è toccante, questo lo concedo. Il resto del film, morto lo zio, è noia. I dialoghi, praticamente inesistenti dati i problemi di Peter, sono banali all'inverosimile e belli piatti. La duplicità del personaggio (con e senza costume) è esagerata e francamente poco giustificabile, perché con il cappuccio rosso diventa un buontempone? Gli stereotipi ci sono tutti e così abbiamo il cattivo che intrattiene se stesso con grandi monologhi, il poliziotto che non ascolta mai nessuno ma poi si ravvede, sistemi di sicurezza avanzatissimi e degni di un asilo nido, gente che frequenta il liceo ma che in realtà ha doti intellettuali fuori scala e gira per laboratori e confeziona sieri e antidoti (per altro inutili).

Tolto tutto questo, del poco che rimane si salvano le scene d'azione godibili (lui che penzola dalle gru non è male in fondo) e con un ritmo bello andante. Peccato che il film contenga tutte e sole le scene del trailer (complimenti a chi l'ha confezionato) a parte il finale e sulle due ore abbondanti del film sono troppo diluite. Spidy ha un unico lato interessante: il minimo tentativo che il regista fa di presentare i problemi del ragazzo abbandonato dai genitori. Indagine abbastanza superficiale purtroppo. Bello, invece, che Peter si mostri con facilità agli altri, questo è davvero apprezzabile e in rottura con i supereroi mascherati e schivi.

The Avengers ha stabilito uno standard piuttosto alto per questi film ed è quindi lecito aspettarsi moltissimo. Se delude anche il prossimo Batman (cosa probabile, a sensazione), io grido al disastro.

Voto: 5
Davide Mazzocchi