Difficile raccontare "l'11 settembre italiano" senza scontentare i protagonisti, o gli eredi dei protagonisti, della stagione più tragica e irrisolvibile dell’Italia repubblicana. E così è accaduto (vedi pamphlet di Adriano Sofri, vedi puntualizzazioni di Calabresi figlio, vedi articolo di Corrado Stajano).
Purtroppo la verità, quella completa, quella con tutti i dettagli al loro posto, non la sa nessuno. O chi la sa tace ancora, anche perché molti ormai riposano in eterno. Bene ha fatto Giordana a mettere nel titolo la parola "romanzo", non tanto per omaggiare PPP e quell’ispiratissimo scritto corsaro che iniziava con "io so", quanto per inquadrare il film nell’unica dimensione possibile, e cioè quella della fiction, mettendo in secondo piano il "docu". In questo senso, Romanzo di una strage è un film riuscito, perché puntellando i fatti dove documenti e testimonianze riscontrate lo consentono, si è dedicato alla costruzione di tre splendidi personaggi tragici, aiutato dall’ottima prova mimetica fornita da Mastrandrea (Calabresi), Gifuni (Moro) e da un emozionante Favino (Pinelli).
La verità storico-politica resta sullo sfondo della Guerra Fredda e delle sue sporche, sporchissime trame spionistiche, delle sue intromissioni sanguinarie nelle sovranità nazionali, dove la democrazia è tale solo se il popolo non osa dare l’impressione di voler compiere determinate scelte. In primo piano, le persone, fragili, sacrificabili in nome della ragion di stato, insieme alle verità che si portano dentro. La loro vita quotidiana, gli affetti, il dialetto e le inflessioni recitate con precisione filologica. Qualcuno ha scritto che un film così non riuscirà ad interessare i già svogliati giovani a queste vicende, ormai consegnate alla nostra storia, ma al massimo i vecchi. In effetti, in sala c’era molta gente con rughe e capelli grigi, commossa. Ma come si fa a raccontare a un ragazzo che lo stato cosiddetto democratico di cui fa parte può permettersi impunemente di ostacolare le indagini su un'orribile strage di innocenti, coprire i colpevoli e far beffardamente pagare le spese processuali ai parenti delle vittime? Meglio un film Pixar in 3D, vah, prima che a qualcuno venga ancora voglia di andare per strada con chiavi inglesi e P38.
Voto 8: Almeno 3 personaggi di alto spessore tragico e grande partecipazione emotiva.
Colin McKenzie