The Eagle

Un film che parla di liberazione, in un senso un po' sottile. Il protagonista cerca di liberarsi dai dubbi e dal disonore, lo schiavo desidera la libertà., i romani bramano liberare l'aquila simbolo di gloria e supremazia, i Britanni difendono la libertà delle proprio terre. Tutto questo turbinio di desideri contrastanti genera una serie di conflitti e una costante tensione che fa da colonna sonora a tutto il film. La fotografia è studiata bene, sia nei colori (freddi) sia nelle inquadrature anche se la cinepresa ogni tanto inciampa in qualche movimento non azzeccatissimo. La trama non è scontata pur restando molto semplice.

Un film godibile che fa una ricostruzione di un mondo in cui violenza e onore si scontrano, anche all'interno di una sola persona.

Voto: 7
Davide Mazzocchi


The informers

"Ho bisogno di altro sole," implora una delle protagoniste alla fine della pellicola. Ma di sole non ce n'è più. La luce che illumina le vite decadenti dei personaggi è finita e l'unica cosa ovvia che rimane è la fine di tutto ad eccezione della decadenza è la notte.

Un film che racconta, ripetendosi, la decadenza di una società (gli Stati Uniti degli anni '80) che sembra non avere più alcun tipo di valore, dopo aver avuto tutto resta solo una lenta morte.

Voto: 6
Davide Mazzocchi




Le idi di marzo

Alle idi di marzo muore qualcosa. Un tiranno, un imperatore, l'intera politica o soltanto l'innocenza di una persona. Non fa molta differenza, perché in qualche modo la morte è equa. Nel caso specifico assistiamo alla trasformazione del protagonista, interpretato da Ryan Gosling, da idealista e leale vice addetto stampa a qualcosa di più simile ad uno squalo che a un essere umano. Tutto il lungometraggio, trasportato da dialoghi serrati e taglienti, dipinge un mondo, la politica, in grado di disincantare chiunque. È un pugno in faccia, è tutto così schietto, così diretto che fa quasi male. Eppure è così crudamente reale. Attraverso personaggi tratteggiati magistralmente, Clooney ci racconta moltissimo dell'animo umano. La voglia di schiacciare, sopraffare, vincere attraverso la menzogna, manipolare, distruggere. Niente ha la minima importanza, nemmeno la vita umana, trattata come una pratica medica.

I dialoghi sono il vero punto di forza del film. Gli ordini impartiti da chi comanda, i discorsi del governatore, gli scambi amorosi, le telefonate, le domande, le inchieste, gli articoli di giornale. Le parole (ma anche qualche stupendo silenzio) riescono a riempire tutte le due ore del film senza annoiare. Lo spettatore è ammaliato, offeso, indignato da quello che gli si para davanti. La fotografia è sottile. Non esagera, ma riesce ad accompagnare in modo asciutto la caduta di Stephen. I colori chiari dell'inizio si tramutano nei colori caldi dell'amore e infine nei colori freddi del finale. Un'evoluzione elegante che racconta moltissimo, così come lo sguardo in camera di quegli occhi azzurri privi di felicità che ci penetrano nel finale.

In breve: uno sguardo severo al mondo della politica e dei suoi abitanti tratteggiati in maniera diretta ed elegante, mai banale.

Voto: 8
Davide Mazzocchi

Regia: George Clooney
Script: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
Attori: Paul Giamatti, George Clooney, Philip Seymour Hoffman e Bryan Gosling

Trama: “Le Idi di Marzo”, scritto e diretto da George Clooney, è tratto dal lavoro teatrale di Beau Willimon “Farragut North”.
Il film è ambientato nel mondo politico statunitense in un prossimo futuro, durante le primarie in Ohio per la presidenza del Partito Democratico.
Racconta la vicenda di un giovane e idealista guru della comunicazione (Ryan Gosling) che lavora per un candidato alla presidenza, il governatore Mike Morris (George Clooney), e che si trova suo malgrado pericolosamente coinvolto negli inganni e nella corruzione che lo circondano.



Il segreto di Kells

La conoscenza e la sua stessa diffusione contro la paura, la smania di ricchezze, la violenza. Contro la morte stessa, perché la conoscenza e la saggezza possono essere trascritte in un libro decorato di bellissime parole e strabilianti miniature.

Un film che cattura l'attenzione dello spettatore con personaggi vivi, pronti al sorriso e al sacrificio, con un'estetica raffinata, priva di prospettiva eppure capace di grande profondità, con colori intensi e contrasti degni del messaggio che convoglia.

Voto: 8
Davide Mazzocchi


Il ladro di orchidee

Scrivere un film sui fiori. È questo il problema che si pone il protagonista del film dal titolo dissacrato (Adaptation, in origine). Scrivere un film sui fiori in cui i personaggi non mutano, non convogliano grandi messaggi e tutto si risolve con un deus ex machina. Scrivere un film, la sceneggiatura, ed esserne protagonista. Parlare di se stessi mentre si scrive un film su se stessi intenti a scrivere un film. È follia.

Ma c'è lucidità, struttura, metodo, originalità. Adattare un libro che parla di fiori e mettere a nudo un po' i personaggi e il mestiere dello scrivere. Non importa se il finale è assurdo: importa che i personaggi ci siano e vivano. Esperimento riuscito, rocambolesco, ma comunque riuscito.

Voto: 7
Davide Mazzocchi

Midnight in Paris

Parigi, la città mutevole e imprevedibile come un acquazzone estivo, fa da teatro all'amore di Gil e Inez, alla saccenza di Paul, all'arrendevolezza di Carol, alla miopia di John. O forse sono solo questi personaggi a fare da comparse sul palcoscenico della città, che attraverso le sue varie incarnazioni, è il vero protagonista del film. Parigi oggi, tappezzata di turisti, Parigi negli anni venti, affollata di artisti, scrittori, pittori, Parigi durante la Belle Epoque, percorsa da carrozze e cavalli. Parigi, la città degli innamorati, proprio come Gil e Inez che stanno per sposarsi, entrambi innamorati di qualcos'altro, lui di un tempo che non esiste più, lei della prosaicità di una vacanza all'estero e dell'arredare casa. Il film ci mostra l'evoluzione della storia tra Gil e Inez attraverso i loro desideri e la magia della città stessa che si mostra ai suoi abitanti con maschere diverse. Il regista riesce, con leggerezza a mostrare tutte queste Parigi mentre racconta il disagio di personaggi che vivono in un tempo che non appartiene loro, intrappolati in situazioni che li logorano e da cui tentano di fuggire.

Nonostante il piccolo dramma vissuto dai protagonisti, da cui in fondo ne escono un po' pesti, Midnight in Paris è una bella fiaba, leggera, ironica, popolata da personaggi con nomi enormi: Fitzgerald, Hemingway, Picasso, Modigliani. Tutti caricaturati, appiattiti nel loro aspetto ironico ma per nulla spiacevoli: piccoli ritratti di grandissime persone, artisti. Zelda che vive il dramma della sua personalità strappata, Scott che la ama follemente, Ernest, brutalmente diretto, teso, tutto sangue e sfida. Personaggi che il protagonista crede (vuole) reali, proiezioni della sua mente, nella Parigi che ama e desidera. Gil è una specie di Cenerentola al contrario: vive la propria vita solo dopo quella mezzanotte che dà il titolo al film. E nonostante viva un'illusione, riesce a trovare la forza per cambiare se stesso nel mondo reale. Il film funziona benissimo e il regista riesce a mantenere credibile questa aria surreale per tutta la durata del lungometraggio. La fotografia, calda, avvolgente dell'inizio si protrae per tutto il film regalando un'atmosfera accogliente. La colonna sonora azzeccatissima fa muovere lo spettatore al ritmo del charleston.

In breve: una fiaba moderna, ironica e velatamente amara che cattura lo spettatore e omaggia, in modo scherzoso, una città e le sue mutevoli incarnazioni.

Voto: 7,5
Davide Mazzocchi

Regia: Woody Allen
Script: Woody Allen
Attori: Owen Wilson, Rachel McAdams e Kathy Bates

Trama: Gil e la sua fidanzata Inez sono in vacanza a Parigi con la famiglia e con due amici in cui si sono casualmente imbattuti. Gil è uno sceneggiatore di successo che, stanco della vita e del mondo di Hollywood, si prende una vacanza per trovare l'ispirazione necessaria a completare il suo primo romanzo, compito in cui viene scoraggiato costantemente da Inez e dagli altri amici, che sminuiscono le sue aspirazioni letterarie e ritengono pragmaticamente la carriera di sceneggiatore preferibile a quella di scrittore.
Rimasto solo una notte a passeggiare in solitudine nella notte parigina, gli si accosta una vecchia automobile con a bordo una comitiva di amichevoli sconosciuti che gli offrono un passaggio, che egli accetta volentieri. L'aspirante scrittore, si ritrova così trasportato nella Parigi dei ruggenti anni Venti (les années folles della Francia), una clima storico e culturale che egli ama fino all'idolatria, a tal punto da ambientare in questo momento storico il suo romanzo. Nella sua permanenza negli anni Venti, Gil incontra celebri scrittori e artisti da lui molto ammirati, come Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald in compagnia di Zelda, Gertrude Stein e Salvador Dalí, da cui riceve consigli di scrittura e di vita e una serie incredibile di altri personaggi, Pablo Picasso, Henri Matisse, T. S. Eliot, Luis Buñuel, il torero Juan Belmonte, Man Ray, Cole Porter.
Così, mentre vive in quella che considera l'Età dell'oro, si innamora di Adriana, già compagna di Picasso e Modigliani: i due subiscono lo stesso incanto e si ritrovano proiettati nel Maxim's della Belle Époque, l'epoca vagheggiata da Adriana come la sua età dell'oro, in cui incontrano Toulouse-Lautrec , Paul Gauguin, Edgar Degas: Gil scopre che il vagheggiamento di un “glorioso passato ormai perduto” è un'aspirazione ricorrente nell'animo umano, in tutte le epoche storiche, quando si preferisce guardare nostalgicamente a un passato romantico, piuttosto che accettare la banalità del presente o guardare con incertezza al futuro. Lasciata Adriana, oggetto di qual fugace incontro amoroso, a vivere la sua età dell'oro, si ritrova solo di notte su un ponte sulla Senna: il reincontro con una ragazza parigina conosciuta al mercato delle pulci, la scoperta del comune amore per le notti parigine a piedi sotto la pioggia, lo risolverà all'accettazione del suo presente.


Origins - Spirits of the past

In un futuro non troppo lontano, su un pianeta Terra desertificato da un errore umano, la popolazione vive a contatto con una foresta senziente, unica fonte di sostentamento e allo stesso tempo, nemico mortale.

Le buone animazioni fanno da cornice a personaggi piuttosto piatti e a un messaggio ecologico confuso e scontato. Sacrificio e redenzione chiudono il film in modo prevedibile.

Voto: 5
Davide Mazzocchi